Riaffermare il primato delle
diete tradizionali, quella mediterranea in primis, e combattere il riduzionismo
alimentare che punta a demonizzare i singoli nutrienti, perdendo la visione
d’insieme.
È stato questo il leitmotiv del seminario “Positive Nutrition: Tradizional
Diets as a Model for a Healthy Life” organizzato dalla Rappresentanza
Permanente d’Italia presso le Organizzazioni Internazionali che si è tenuto a
Ginevra il 6 giugno.
L’ambasciatore Gian Lorenzo Cornado ha fatto gli onori di casa ricordando come
non esistano “cibi buoni o cattivi”; qualunque alimento assimilato in eccesso
diventa pericoloso per la salute. Piuttosto, ci sono pattern dietetici che
includono anche lo stile di vita e che vanno recuperati e valorizzati.
Marco Silano, responsabile dell’unità di Nutrizione e Salute dell’Istituto
Superiore di Sanità, parlando della dieta mediterranea ha ricordato come
alimentazione e geni si influenzino a vicenda: “Oggi indichiamo con
nutrigenetica e nutrigenomica il condizionamento reciproco tra diete e genoma.
Nel caso delle diete tradizionali, il rapporto tra cibo e geni ha un impatto
salutare”.
A ciascuno il suo
Al tavolo si sono confrontati anche i modelli tradizionali brasiliano e cinese.
Il primo frutto di una commistione tra il sapore coloniale ed elementi presenti
nell’alimentazione dei nativi. Il secondo estremamente ricco e differenziato da
regione a regione.
Gli esperti hanno sottolineato
come non esista una dieta universale, adatta a tutti, che non tenga conto della
storia di un popolo, della geografia di un luogo e della genetica della sua
popolazione. Laddove si stanno affermando modelli diversi, sono in aumento le
malattie cardiovascolari e quelle metaboliche.
“La nostra dieta è inserita in un sistema molto più complesso dei singoli
ingredienti dei cibi, un sistema che contempla variabili diverse, che oggi
siamo in grado di controllare solo in parte – ha osservato Dennis Bier,
professore di nutrizione pediatrica presso il Children’s Nutrition Research
Center del Baylor College of Medicine di Houston – Fino a qualche tempo fa non
avevamo gli strumenti necessari per indagare questi ambiti ma oggi, con i big
data e l’intelligenza artificiale, abbiamo la possibilità di analizzare grandi
quantità di informazioni in poco tempo. Se vogliamo davvero progredire in
questo ambito ritengo si debbano mettere in campo queste competenze”.
Le linee guida
“Ci troviamo in un momento di
grande confronto di idee tra chi promuove le proprie diete tradizionali e chi
ritiene che dobbiamo combattere l’eccesso di alcuni ingredienti nei cibi”, ha
ricordato Cornado, citando le etichette a semaforo, che attribuiscono un
bollino ai diversi alimenti in base alle quantità di zuccheri, sali o grassi.
Questa classificazione, peraltro, “boccia” alcuni dei prodotti di punta del
Made in Italy come il prosciutto di Parma, il parmigiano reggiano o l’olio di
oliva.
“Servono piuttosto campagne di informazione e di promozione della salute, senza
criminalizzare nessun cibo. Ciò che ci aspettiamo da chi propone misure e linee
guida – ha concluso l’ambasciatore – è che queste siano basate su solide basi
scientifiche”.
